Un errore commesso nel calcolo dei dati dei positivi al Covid-19 nella settimana dal 4 al 10 gennaio permette alla Lombardia la riclassificazione in zona arancione dopo una settimana passata per sbaglio da rossa.
L’ordinanza sottoscritta oggi dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che attribuisce alla regione un colore a cui si associa l’applicazione di restrizioni anti-Covid meno stringenti recita che “la Cabina di regia – constatato che questo nuovo invio dei dati costituisce un rettifica degli stessi da parte della Regione Lombardia – ha valutato favorevolmente la possibilità di una riclassificazione della Regione ora per allora”.
Il “nuovo invio di dati” a cui si riferisce il provvedimento è quello trasmesso dalla Regione Lombardia mercoledì 20 gennaio, ed è quello contenente una “revisione anche retrospettiva da metà dicembre – si legge nell’ordinanza – dei dati relativi alla ‘data inizio sintomi‘ ed allo ‘stato clinico‘ che determinano una riduzione del numero dei casi notificati dalla Regione stessa come sintomatici”.
“La modifica – si riporta nell’ordinanza – impatta sul calcolo del valore Rt basato sulla data di inizio sintomi al giorno 30 dicembre 2020 che, al ricalcolo, risulta pari a 0,88″. Quindi, un Rt più basso.
Tenendo conto di ciò, si è ritenuto di poter “promuovere” la Lombardia a zona arancione. Ma se per il Governo è stata la Regione a comunicare dati errati, la Regione smentisce che ci sia stata una rettifica dei dati, e il suo presidente, Attilio Fontana, sostiene che la modifica sia stata determinata da una richiesta avanzata dall’Istituto superiore di sanità.
Per capire cosa è accaduto bisogna partire dalle modalità utilizzate per il monitoraggio e dalla procedura a cui si ricorre per valutare il rischio di contagio a livello regionale.
Le procedure seguite per calcolare il rischio
Secondo quanto illustrato in una relazione dell’Istituto superiore di sanità, la rivalutazione del rischio regionale avviene settimanalmente calcolando indicatori di monitoraggio sulla base di “un dato consolidato ogni martedì, aggiornato alla settimana epidemiologica immediatamente precedente (dal lunedì alla domenica) ed inviato ogni mercoledì all’Iss dai referenti regionali e delle province autonome”.
Un primo calcolo degli indicatori avviene quindi ogni mercoledì e viene inviato ai referenti regionali che hanno la possibilità di evidenziare incongruenze ed errori. Nel caso non siano rilevati problemi il dato viene quindi elaborato in un report standard e discusso nella Cabina di regia. “Nelle e-mail di validazione – sottolinea l’Iss – è esplicito il criterio del silenzio assenso in tempi definiti”.
La versione dell’Iss sul caso Lombardia
In merito alla settimana a cui sono stati attribuiti dei dati sbagliati alla Lombardia – quella relativa al periodo 4-10 gennaio – l’Iss afferma che la Regione Lombardia il 15 gennaio scorso aveva consegnato il suo rapporto e sulla base di quei dati la Regione era stata considerata “a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile” e collocata nella zona rossa, dove è rimasta fino ad oggi.
Il 20 gennaio, in occasione dell’ultimo invio dei report da parte delle regioni, la Lombardia ha inviato il suo rapporto con una rettifica dei dati – sostiene l’Iss – relativi alla settimana 4-10 gennaio.
In particolare, nei numeri comunicati l’istituto ha osservato una diminuzione dei casi che hanno i criteri per essere confermati come sintomatici e pertanto inclusi nel calcolo dell’Rt. Il cambiamento non ha comportato una variazione nella classificazione del rischio della Regione (che “rimane a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile”), ma una riduzione del valore Rt basato sui soli casi sintomatici che, quando calcolato sui dati forniti dalla Regione aggiornati al 20 gennaio 2021 e relativi al 30 dicembre 2020, era 0.88, compatibile con uno scenario di tipo 1.
“I dati della sorveglianza epidemiologica Covid-19 forniti dalla Regione Lombardia il 20 gennaio 2021 – conclude l’Iss – cambiano il numero di soggetti sintomatici notificati dalla stessa Regione. Pertanto, una rivalutazione del monitoraggio si rende necessaria alla luce della rettifica fornita dalla Regione Lombardia. Per la settimana di monitoraggio 4-10 gennaio 2021 in Lombardia sulla base dei dati forniti il 13 gennaio 2021, rettificati solo per la parte relativa alla sorveglianza epidemiologica il giorno 20 gennaio 2021, mantiene la classificazione di rischio alto ma in presenza di uno scenario di trasmissione compatibile con uno scenario 1″.
La versione della Regione Lombardia
“Sono indignato per quello che sto leggendo sui giornali e delle false notizie che sono offensive nei confronti prima di tutto della Lombardia e delle persone che lavorano per la Lombardia”, ha esordito il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in una conferenza stampa oggi convocata.
“Si sta dando una rappresentazione non veritiera dei fatti”, sostiene. “Se da domani la Lombardia entra in zona arancione è perché noi abbiamo sottolineato e contestato i conteggi che erano stati fatti dal Governo”. Fontana afferma che non c’è stata alcuna rettifica dei dati da parte della Regione e che la modifica sia stata determinata da una richiesta avanzata dall’Istituto superiore di Sanità in seguito a incontri da lui richiesti e iniziati tra tecnici della regione e dell’Iss dopo un ricorso presentato al Tar.
Sul ricorso al Tar dice: “Noi andremo avanti perché voglio che la veridicità dei dati venga acclarata anche in sede giudiziaria. Vogliamo che la situazione venga chiarita, perché non è un nostro errore”. Fontana poi annuncia che “verrà impugnato anche il verbale della cabina di regia, il verbale del Cts e l’ordinanza nella quale si afferma che c’è stata una rettifica dei dati da parte della Regione perché non è assolutamente vero”. Conclude affermando che “i dati sono stati sempre comunicati in maniera chiara, trasparente e lineare”.
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