“Negra da cortile”, “Vergognati”, “Ridicola buffona”, “Ti sei bevuta il cervello”, “Se non fossi stata adottata saresti su un barcone”. Sono solo alcuni degli insulti scritti sulle pagine social di Mariam Scandroglio, candidata della Lega per le elezioni Regionali in Campania. Mariam preferirebbe non parlarne, vorrebbe concentrarsi sul suo programma elettorale: “Vorrei fare una campagna politica che non sia incentrata su questo gossip”, dice.
“Sono entrata in contatto con i rappresentanti territoriali della Lega, mi hanno presentato il loro programma elettorale e l’ho trovato molto pragmatico, ben fatto. Ho potuto dare anche dei miei punti di riflessione e ho deciso poi di candidarmi alle Regionali con loro”. Spiega così la sua scelta di proporsi agli elettori campani con la Lega. Le offese, per questa sua decisione, sono tante. Arrivano da chi non accetta che una donna nera abbia scelto di presentarsi con un partito che ha sempre fatto della lotta all’immigrazione uno dei suoi cavalli di battaglia. Mariam, però, non accetta questa descrizione della Lega: “Penso – dichiara – che questa sia una strumentalizzazione e una narrazione completamente sbagliata. In primis, perché la Lega non è contro l’immigrazione ma è contro i clandestini, in quanto si sa che è un partito a favore del rispetto delle regole e della legalità. Secondo, poi, il termine clandestino è stato molto strumentalizzato da comunicazioni e partiti di sinistra, perché io reputo che una persona che vive in Italia da più di 10 anni, 20 anni, lavora, paga le tasse qua, manda i figli a scuola qua, è errato chiamarlo immigrato. Si dovrebbero chiamare minoranze etniche. Questo voler continuare a utilizzare il termine immigrato per attribuire alla Lega un caos sociale, io lo vedo molto di più nell’altro lato che non da questo lato, perché è risaputo che anche le minoranze etniche sono a favore della legalità”.
Sui social c’è chi ritiene che la Lega la stia strumentalizzando e la definisce “l’ennesimo caso umano”. E c’è chi la chiama “negazionista da cortile”. Gli insulti sono impressi nero su bianco su Facebook. “Era qualcosa che mi immaginavo – afferma – ma non mi aspettavo che potesse arrivare con una violenza verbale tale a livello di social. Negli incontri politici che ho fatto sul territorio sono stata sempre ben accolta e supportata dall’elettorato di centrodestra, ma anche dai cittadini in Campania”. Mariam ritiene che gli attacchi siano partiti da “gruppi organizzati molto vicini alla sinistra, che come hobby hanno di demonizzare e bullizzare chi non ha un pensiero uguale al loro. E io questo lo trovo riprovevole e molto ingiusto”.
Consulente aziendale, mamma, di origine ivoriana, oggi Mariam ha 37 anni e vive in Italia da quando fu adottata con il fratello a due anni e mezzo. Parla di un impegno politico iniziato a 28 anni nel centrodestra. Ora con la Lega si presenta in Campania, la regione dove vive da tre anni e dove è ritornata dopo un periodo di studi trascorso a Napoli. “Io sono originaria della Costa D’Avorio – si racconta – Sono stata adottata a due anni e mezzo da una famiglia di italiani che faceva parte di un gruppo di volontariato di preti francescani. Hanno aperto un ospedale a Toulépleu e in accordo con i miei genitori naturali hanno fatto quest’adozione, che era un’opportunità di studi per me e mio fratello. Ovviamente, arrivando a due anni e mezzo, per me è stato facilissimo integrarmi e sentirmi parte della mia famiglia italiana, per questo io dico che sono italiana di origine ivoriana. Io sono cresciuta a Spaghetti, a Cassola”. “Poi – prosegue – nel 2008 purtroppo c’è stata una guerra civile in Costa D’Avorio, durante la quale molti miei parenti sono scappati, sono arrivati in Italia come profughi. Però mio padre si è ammalato ed è morto. E lì c’è stata una sorta di risveglio di coscienza, qualcosa che ha fatto sì che io non rimanessi inerme a guardare. E quindi mi sono avvicinata alla politica, però a una politica che andava verso quello che era il concetto giustizialista di sovranità dei popoli e di non sottomissione a quelli che sono governi, a mio avviso, molto aggressivi e colonialisti, sia in Africa, ma ultimamente anche negli Stati del Mediterraneo”.
I parenti di Mariam fuggirono dall’Africa, come fecero quei migranti che Salvini, da ministro dell’Interno, nel 2019 lasciò in mare per diversi giorni. Mariam avrebbe fatto lo stesso? “Assodato – risponde – che io sono una candidata regionale e non mi candidato per il nazionale, questi sono temi di politica nazionale di cui si occupa il nostro responsabile. Sono anche stufa di questa narrazione che vuole un’Africa guerrafondaia, ammalata ed assistenzialista. Esiste un’Africa povera, come esiste un’Italia con delle irregolarità a livello sociale, però non c’è solo quello. C’è un’Africa che sta cercando di migliorarsi a livello economico, sociale e culturale. Quindi, bisogna veramente valutare se quello che raccontano queste persone è reale”. La sua idea è che chi scappa dalle guerre dovrebbe rivolgersi ai corridoi umanitari, sostiene inoltre che oggi chi è in cerca di una vita migliore non sceglie l’Italia, “perché – dichiara – è ormai sotto gli occhi di tutti che siamo vittime di un periodo di povertà sociale ed economica non da poco. Essendo che molte delle persone africane sono in possesso della conoscenza di doppie lingue, di qualifiche universitarie, gli africani che veramente vanno alla ricerca di una qualità di vita migliore non vengono in Italia, ma vanno su Stati di migliore attrattiva, esattamente come fanno i ragazzi italiani. Dall’altra parte esistono i consolati, le ambasciate, che hanno la responsabilità di prendersi cura dei propri concittadini”. Per Mariam servirebbe “un tavolo di incontro con gli Stati dei Paesi di origine per responsabilizzarli verso queste fughe, per aiutarli magari a migliorare quelle che possono essere politiche sociali ed economiche. Ma è giusto che questo problema venga affrontato dai governi africani e dagli africani, non dagli europei, e non dagli italiani. Quindi in questo sono ancora più vicina alla Lega e anche ai partiti del centrodestra, perché attualmente sono gli unici che in comunità europea stanno facendo sentire la voce grossa per far sì che questa deportazione abbia una fine, o abbia comunque un incontro con quelli che sono i Paesi di origine”.
Mariam chiarisce le sua posizioni dal tavolo di una libreria, a Napoli, dove ha organizzato nei giorni scorsi un evento per presentare i programma elettorale. All’esterno un furgone della Polizia di Stato presidia la zona. “Io oggi avrei avuto piacere a portare mio figlio. Ma non lo posso portare, per paura che ci possano essere persone che ormai non lasciano più nemmeno la libertà di pensiero e la democrazia. Questo lo trovo agghiacciante e aberrante. È qualcosa che va combattuto, non perché riguarda me, ma perché riguarda tutti i cittadini. Dobbiamo essere liberi di poter esprimere le nostre idee, nel rispetto anche di quello che sono i nostri ideali. E reputo che ormai ci sia una forma di dittatura del pensiero unico che è molto vicina alla sinistra”, dichiara Mariam. A supportarla è arrivato anche il senatore Tony Iwobi, primo eletto di origine africana al Senato della Repubblica. “Ciò che è accaduto a Mariam non mi è nuovo, perché è accaduto anche a me”, ricorda Iwobi, con la Lega da 27 anni. “Mariam – dice – sta seguendo questa onda. È una persona che ama il territorio, ama la sua nazione, di conseguenza deve scegliere a che partito appartenere, nel rispetto della democrazia. Se l’Italia è un Paese democratico, e io ci credo, allora abbiamo il diritto di scegliere dove appartenere. Non puoi criticare se non conosci. Prima di criticare qualunque persona, di qualunque partito, di qualunque ideologia politica, devi conoscere, poi si critica”.
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