In Cina c’è una società immobiliare con circa 300miliardi di dollari di debiti che rischia l’insolvenza. Si tratta della Evergrande. Se l’azienda non riuscirà a soddisfare i suoi creditori, l’impatto sull’economia cinese sarebbe pesante. E si ripercuoterebbe sull’economia di tutto il mondo. Verrebbe a crearsi una crisi simile a quella innescata nel 2008 dalla società finanziaria statunitense Lehman Brothers. Questo rischio da giorni tiene i mercati finanziari in agitazione: la paura che la società cada in default ha portato ad aprire la settimana finanziaria con un lunedì nero. Le Borse sono in sofferenza in tutto il mondo. Wall Street e le Borse europee ieri hanno fatto registrare la peggiore chiusura da maggio. Oggi sono ritornati dei segnali di positività sui mercati.
Evergrande è stata fondata nel 1996 dal suo presidente, Ka Yan Hui. A causa dell’aumento del rischio di default, gli investitori da giorni continuano a vendere le sue azioni che, ad oggi, hanno raggiunto un valore più basso dell’81% rispetto a quello di inizio anno. Le obbligazioni sono ai minimi storici. L’aumento del rischio di insolvenza ha determinato anche il declassamento dell’azienda. E negli ultimi giorni ha fatto già registrare i suoi primi effetti negativi sui mercati: la società immobiliare Sinic Holdings, per esempio, nonostante disponga di liquidità, è stata declassata a causa degli elevati rischi di pagamento per le sue obbligazioni Evergrande da 246 milioni di dollari in scadenza a ottobre.
Secondo quanto riportato da Bloomberg News, Evergrande ha circa 84 miliardi di dollari di interessi in obbligazioni in dollari che scadranno tra due giorni, il 23 settembre. Ma il consiglio di amministrazione ha già messo le mani davanti. Lo scorso 14 settembre ha preannunciato: “Date le difficoltà, gli ostacoli e le incertezze nel migliorare la liquidità, non vi è alcuna garanzia che il gruppo sarà in grado di soddisfare i suoi obblighi finanziari previsti dai documenti di finanziamento pertinenti e da altri contratti”.
A questo punto diventa importante la posizione che deciderà di assumere il governo cinese, la domanda è se sosterrà l’azienda, aiutandola a uscire dalla crisi. Ma le autorità hanno già risposto picche a una richiesta di salvataggio del fondatore dell’azienda.