Lo scontro pubblico è nato con la decisione del presidente della Regione Campania di prorogare l’apertura delle scuole dell’infanzia, elementari e medie. “Le misure del governo sono demenziali”, ha affermato il presidente Vincenzo De Luca, per il quale non ci sono le condizioni minime di sicurezza per la riapertura. Nel testo dell’ordinanza regionale si prevede la chiusura degli istituti scolastici fino al 29 gennaio e si garantisce l’attività in presenza per i disabili.
Da Palazzo Chigi sarebbero pronti a impugnare il provvedimento. E se ne dovrà parlare in Consiglio dei ministri. Ma l’appello a non fare ripartire in presenza la didattica arriva da molte regioni. Il presidente della Sicilia ha scritto al premier Mario Draghi per esprimere le sue perplessità. “Ricevo da centinaia di sindaci e da moltissimi presidi sollecitazioni per rinviare la ripresa delle attività scolastiche prevista dal governo centrale per lunedì 10 gennaio. Avevamo anticipato al ministro che con queste norme nazionali sulla riapertura delle scuole sarebbe stato il caos, va ricordato infatti che in zona gialla le Regioni non hanno autonomia nel determinare la sospensione delle attività scolastiche”, ha affermato Musumeci sulla sua pagina di Facebook.
Anche la Federazione nazionale dei medici ha consigliato di posticipare il rientro a scuola di 15 giorni. Diversi sono i Comuni che hanno deciso di rinviare la riapertura, come quello di Messina, che ha spostato la riapertura al 23 gennaio.
Il governo centrale ha confermato che in Italia da lunedì 10 gennaio gli studenti potranno ritornare in classe dopo la pausa natalizia. Nessun passo indietro è stato fatto fino ad oggi. L’avvio delle attività didattiche in presenza avverrà con nuove regole in caso di accertamenti di positivi al Covid19, quelle stabilite con il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 5 gennaio scorso.
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