Fonte foto: screenshot video

“La libertà di un popolo ha bisogno della libertà del suo cuore”, è scritto sullo striscione che appare in una scena al momento dell’invasione dell’Austria da parte dell’esercito tedesco. Il film “Il tabaccaio di Vienna” si basa sul romanzo omonimo di Robert Seethaler, ma è ambientato in un momento storico che rappresenta fedelmente. Racconta Vienna nei giorni dell’annessione dell’Austria alla Germania nazista attraverso una storia di amicizia, quella tra il giovane Franz e il professor Sigmund Freud.

L’amicizia, l’amore, i sogni, la storia, c’è tutto questo nella pellicola diretta da Nikolaus Leytner, uscita nei cinema austriaci nel 2018 e trasmessa in Italia nel 2021 dalla Rai. Franz è un 17enne che vive con la madre in un villaggio austriaco nel Salzkammergut, un posto immerso nella natura dove si vive principalmente del lavoro nell’industria del legname. Per trovare un’occupazione, il giovane è costretto a emigrare a Vienna, dove un amico della madre, Otto, gli offre un posto come assistente nella sua tabaccheria.

Nella capitale austriaca Franz conoscerà l’amore, Sigmund Freud e l’oppressione nazista. La storia è immaginaria, ma si sviluppa in un contesto storico che è stato reale. Con l’annessione alla Germania, nel 1938, si riproduce il clima austriaco sotto i tedeschi. In una città tappezzata dalle immagini di Hitler e della svastica, con le strade marcate dalla bandiera nazista, Otto sarà arrestato ingiustamente e morirà durante la reclusione nel quartier generale della Gestapo; Freud – come accaduto realmente – da ebreo sarà costretto a scappare a Londra, dove morirà l’anno successivo. Con l’arrivo dei tedeschi, poi, l’amore di Franz, la ballerina Anezka, sceglierà l’opportunismo. “Ti assicuro che quando si tratta di amore nessuno ci capisce niente”, aveva detto Freud al suo amico Franz.

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