Le fibrillazioni nel governo italiano erano iniziate con la scissione del Movimento cinque stelle, il partito più votato alle elezioni politiche del 2018 ed il gruppo con la maggioranza relativa in Senato. Si temeva che la spaccatura dei 5 Stelle potesse minare la stabilità del governo, di cui rappresentava una delle principali forze sostenitrici. E così è stato.
Al voto sulla fiducia previsto al Senato sul decreto Aiuti, provvedimento che prevede varie misure economiche decise dal governo e su cui il M5S è stato finora molto critico, i senatori del M5s – come preannunciato ieri – si sono astenuti, dando il via a una crisi politica. Il governo Draghi continua ad avere la maggioranza in parlamento – il Senato ha confermato la fiducia all’esecutivo con 172 sì e 39 contrari – ma perde una delle forze politiche con cui era nato. L’astensione segna la fine del sostegno al governo da parte dei 5 stelle.
Il governo Draghi esiste da febbraio del 2021, quando tutti i principali partiti presenti in parlamento, eccetto Fratelli d’Italia, decisero di partecipare alla formazione dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. Il governo ottenne la fiducia con un sostegno trasversale in parlamento che oggi traballa per l’astensione del Movimento.
Il premier Draghi, in questa situazione, potrebbe decidere di dimettersi. Si attende di conoscere l’esito del colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal quale il presidente del Consiglio si è diretto poco prima che si concludesse il voto al Senato.
Tra i partiti che sostengono il governo, la Lega si è detta favorevole alle elezioni anticipate, fortemente volute nel centrodestra da Fratelli d’Italia (all’opposizione) che, visti gli ultimi risultati elettorali e gli esiti dei sondaggi, troverebbe così un modo per capitalizzare i consensi.