L’ultimo cristiano ucciso è un sacerdote che era stato rapito nello stato di Kaduna: il reverendo John Mark Chetnum è stato trovato morto nei giorni scorsi, ammazzato con colpi di arma da fuoco. In Nigeria gli attacchi contro i cristiani sono in aumento dal 2020 e, in generale, sono in aumento i casi di violenza perpetrati da banditi e terroristi islamici, a tal punto che la Nigeria è stata inserita da Acled tra i Paesi del mondo in cui sono in corso conflitti. Facciamo il punto della situazione nell’ambito dei nostri approfondimenti sui conflitti nel mondo.
Secondo l’associazione che analizza la situazione delle guerre a livello mondiale, gli attacchi alla comunità cristiana sono aumentati nell’ambito di un più generale aumento delle violenze contro i civili in tutto il Paese: il totale degli attacchi ai civili è salito del 28% dal 2020 al 2021, e questa tendenza è continuata nel 2022. Ma, per l’organizzazione, le violenze si inseriscono nel più ampio aumento di violenze politiche registrato nel Paese: “Le violenze in cui i cristiani sono stati specificamente presi di mira in relazione alla loro identità religiosa rappresentano solo il 5% degli eventi denunciati contro i civili”, riporta Acled nella sua ultima relazione. La violenza politica totale in Nigeria è aumentata del 19% dal 2020 al 2021 ed è rimasta finora elevata. Avrebbe provocato oltre 9.900 vittime segnalate, con un aumento di quasi il 30% rispetto al 2020.
Sono “oltre 5900 i cristiani che hanno perso la vita a causa della persecuzioni, di questi 4650 sono nigeriani”, ha detto nei giorni scorsi il direttore dell’Organizzazione non governativa Open Doors in Francia e Belgio, Patrick Victor durante una riunione sulla libertà religiosa al Parlamento europeo. Victor, nel lanciare l’allarme sulla persecuzione dei cristiani in Nigeria, ha detto che nel Paese africano “oltre 13 persone vengono uccise ogni giorno solo perché cristiane”.
Nel corso dell’incontro, il vescovo della diocesi di Ondo, Jude Ayodeji Arogundade, parlando in videoconferenza ha spiegato che “da più di 10-12 anni i cristiani in Nigeria sono vittime di persecuzioni soprattutto nel nord del Paese”. “Alcune parti della Nigeria – è la dichiarazione riportata dall’Ansa – sono diventate zone di guerra, con livelli inimmaginabili di violenza. La situazione ora sta andando fuori controllo anche al di fuori del Nord, l’espansione della jihad in corso nel nord sta diventando una minaccia nazionale”, ha spiegato il vescovo.
Nel nord-est, e in particolare a Borno, si è tradizionalmente concentrata l’insurrezione di Boko Haram, gruppo affiliato allo Stato Islamico. In quest’area la fazione del Lago Ciad dello Stato Islamico dell’Africa occidentale (ISWAP) ha guadagnato più potere e influenza. Nel 2021, gli scontri si sono intensificati tra Boko Haram (JAS) e la sua fazione scissionista, ISWAP Lake Chad, in una rivalità per la supremazia e il controllo del territorio nel nord-est della Nigeria e intorno al lago Ciad.
A maggio del 2021, il leader della fazione JAS (Boko Haram), Abubakar Shekau, fu ucciso durante i combattimenti con i militanti dell’ISWAP nella foresta di Sambisa. Con la sua morte, si è registrata un’emorragia di combattenti da Boko Haram: molti sono passati all’ISWAP, che ha potuto così consolidare la sua presenza nell’area, e in migliaia si sono arresi alle forze militari nei mesi successivi. A ottobre del 2021 l’esercito nigeriano annunciò anche la morte del leader dell’ISWAP, Abu Musab Al Barnawi.
A minare la sicurezza del Paese, però, è anche il cosiddetto “banditismo“, l’attività di milizie che fanno registrare quasi un terzo dei casi di violenza politica organizzata. I banditi in alcune zone sono addirittura maggiori rispetti ai combattenti jihadisti: nelle regioni nord-occidentali e centro-settentrionali dal 2020 al 2021 sono raddoppiati, e si fanno sentire in particolare nello stato di Kaduna, dove nei giorni scorsi è stato ucciso il reverendo John Mark Chetnum e dove si concentrano gli attacchi contro i cristiani. Nel nord-est della Nigeria si trova il secondo stato dopo Kaduna, Borno, per numero di violenze contro i cristiani negli ultimi anni.
A dicembre scorso l’Unhcr, Agenzia ONU per i Rifugiati, in una nota espresse preoccupazione “per l’inasprirsi delle violenze nella Nigeria nordoccidentale e chiese di assicurare un sostegno concertato ed efficace per rispondere alle crescenti esigenze umanitarie della popolazione colpita”. Nel mese precedente si erano verificati ripetuti attacchi che avevano costretto oltre 11.500 persone a fuggire oltreconfine, soprattutto nel vicino Niger.
Tra la Middle Belt, area centrale della Nigeria, e il Sud, a creare morte e devastazione sono le tensioni etniche tra i Fulani, di religione musulmana, e le comunità locali. La scarsa fertilità causata dalla desertificazione nella Nigeria settentrionale ha spinto i Fulani, che erano pastori nomadi, a muoversi verso Sud alla ricerca di foraggio per il loro bestiame. Nell’avanzata sono nati gli scontri per l’occupazione di terreni da coltivare e di aree per il pascolo del bestiame. All’inizio di giugno nello stato di Ondo, nel sud-est del Paese, si è verificato un attacco alla chiesa cattolica di Owo in cui sono morte decine di persone. Gli autori dell’assalto, compiuto da un commando di uomini armati durante la messa della domenica, si è ipotizzato che fossero i Fulani.
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