Un flusso ininterrotto di sbarchi, di salvataggi da parte delle navi delle varie organizzazioni non governative, di morti in mare che continuano a non fermarsi e un profluvio di parole polemiche più grosso di un mare in tempesta. Ancora in questi giorni, anzi in queste ore, il tema migratorio è al centro delle cronache e del dibattito politico italiano visti gli arrivi continuativi. Da un lato il desiderio di tante persone disperate di rifarsi una vita, persone che tentano la sorte pagando cifre enormi per effettuare la traversata del Mediterraneo. Dall’altro, le strette sulle Ong pensate dal Governo di Giorgia Meloni attraverso le decisioni del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Gli sbarchi
Notizia di queste ore è il soccorso di ben 161 migranti al largo di Lampedusa da parte della Guardia Costiera Italiana. Erano a bordo di un peschereccio, partito da Zwara, in Libia, la notte di venerdì, che ha chiesto aiuto. I naufraghi, provenienti da Bangladesh, Etiopia, Pakistan, Egitto, sono stati recuperati e condotti presso l’hotspot di contrada Imbriacola. Il soccorso al barcone di oggi segue quello di oltre 40 persone della giornata di domenica di un’altra imbarcazione naufragata, con un epilogo però tragico: la morte di una bambina di soli 2 anni, deceduta al poliambulatorio di Lampedusa dove era stata trasportata dalla Guardia Costiera italiana intervenuta a 10 miglia a sud dell’Isola per soccorrere i migranti in difficoltà, compresa la mamma della piccola. Nulla da fare, nonostante fosse stata intubata: la bambina, che presentava sindrome da annegamento, è spirata poco dopo l’arrivo in ospedale. È andata invece meglio a un bambino che si trovava sulla stessa imbarcazione e agli altri naufraghi soccorsi.
I salvataggi della Life Support
Rimanendo all’attualità, il duplice salvataggio, nelle prime ore di domenica e nelle prime ore di oggi, da parte della nave Life Support della ong Emergency con 142 persone soccorse. Il primo intervento, domenica, ha permesso di mettere al sicuro 70 persone soccorse nella zona Sar libica. Tra i superstiti, provenienti dal Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Somalia, Camerun, Egitto, 5 donne, una delle quali incinta al settimo mese, poi due bambini al di sotto dei 2 anni di età e 24 minori non accompagnati a partire dai 13 anni. La Life Support è intervenuta dopo aver ricevuto da Alarm Phone la segnalazione dell’imbarcazione in difficoltà e si è attivata con il suo rescue team dopo aver avvertito le autorità competenti.
Alle 8.48 di domenica la Life Support ha chiesto un porto sicuro, individuato poi in Livorno alle 10.59 su indicazione della Italian Maritime Rescue Coordination. A presenziare alle operazioni di aiuto, un’unità della guardia costiera libica. Questo il commento Carlo Maisano, responsabile del Progetto Sar di Emergency, dopo il salvataggio delle 70 persone: “I 70 naufraghi sono stati tutti accolti a bordo ed è stato curato chi ne aveva necessità. Tutte le operazioni sono state svolte con la massima prontezza da parte del rescue team. Si è trattato di un salvataggio complesso a causa del tipo di imbarcazione – una barca di legno di circa 7 metri – e del numero di persone a bordo. Come ci era stato anticipato da Alarm Phone, la barca era sovraffollata”. Le persone soccorse, come riferito da Paola Tagliabue, responsabile medico presente a bordo della Life Support, erano “per lo più disidratati, ci sono alcuni casi di scabbia e un caso di convulsioni”.
Il secondo salvataggio, questa mattina, di 72 naufraghi a bordo di una nuova imbarcazione, questa volta di legno, individuata nelle acque internazionali nella zona Sar maltese-tunisina e diretta verso Lampedusa dopo essere partita il 17 sera dalla costa libica. La maggior parte delle persone aiutate provengono dal Pakistan, eccezion fatta per 2 minori non accompagnati provenienti dalla Guinea Conakry, due egiziani e due eritrei.
Le operazioni di aiuto si sono concluse alle 4.30 di stamattina con tutte le 72 persone a bordo della Life Support. “Sono per lo più disidratati, a causa della durata e delle condizioni del viaggio che hanno fatto. Il nostro staff sanitario sta monitorando la situazione delle persone soccorse”, le parole sempre di Paola Tagliabue, responsabile medico presente a bordo della Life Support, nave partita il 13 dicembre da Genova per la sua prima missione di ricerca e soccorso del Mediterraneo Centrale e in viaggio verso Livorno, porto assegnato dal Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo quando ha ricevuto la segnalazione della barca in difficoltà. “Il soccorso di questa notte – riporta Carlo Maisano, coordinatore del Programma SAR di Emergency – è stato complicato dalle condizioni del mare, in peggioramento rispetto agli ultimi giorni, e dal fatto che le persone erano collocate su due livelli all’interno dell’imbarcazione”. A questi si aggiungono gli interventi della Rise Above (della Ong Mission Lifeline), che ieri ha salvato 27 persone con lo sbarco a Gioia Tauro e della Sea Eye 4.
L’appello
Intanto, oltre 50 tra movimenti e associazioni sia tunisine che europee, tra cui Meditarrenea Saving Human, lanciano oggi un appello per dire stop ai naufragi al largo delle coste della Tunisia. “Ormai da due anni – si legge sul portale di Mediterranea – al largo delle coste tunisine, si moltiplicano i naufragi e le sparizioni di imbarcazioni di persone in fuga che cercano di raggiungere l’Italia. Secondo i dati del FTDES (Forum tunisino per i diritti economici e sociali) tra gennaio e novembre 2022, oltre 575 persone sono morte durante la traversata. Sulle spiagge italiane, e sempre più spesso su quelle tunisine, vengono rinvenuti cadaveri, gli obitori sono stracolmi e raramente passa una settimana senza che si registri una tragedia’’. Nell’intervento della società civile sia tunisina che italiana, si aggiunge: “Insieme ad altre organizzazioni della società civile tunisina la rete Alarm Phone – una linea telefonica d’emergenza dedicata alle persone in pericolo in mare – ha raccolto numerose testimonianze, fotografie e video pubblicati sui social network che mettono in luce il comportamento violento delle autorità tunisine durante le operazioni di intercettazione in mare da loro condotte’’. Inoltre viene ricordato: “Tra il 2018 e il 2023, 30 milioni di euro del Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa sono stati assegnati alla Tunisia per implementare un sistema di “sorveglianza integrata” delle frontiere marittime. Questo sostegno, sia italiano che europeo, ha permesso alla Tunisia di incrementare notevolmente le operazioni di intercettazione di imbarcazioni al largo delle sue coste. Secondo i dati del FTDES, tra gennaio e ottobre 2022 sono state intercettate in mare 30.604 persone, ovvero il 38% in più rispetto all’anno precedente, nonché un numero sei volte superiore rispetto al 2018’’.
Le nuove regole per le Ong
Intanto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi studia un nuovo regolamento di condotta per le Ong. Nell’impianto del decreto, atteso dopo le feste natalizie, si pensa di introdurre come prima regola quello dell’intervento singolo per una singola imbarcazione con una rotta verso un porto definito sicuro su indicazione delle autorità italiane. Vietati, dunque, se dovesse passare tale norma, i salvataggi multipli. Violando tale regola, le imbarcazioni Ong potranno essere soggette a multe, e per esse si potrebbe persino arrivare a disporre il fermo amministrativo. Tra le novità che potranno essere introdotte, l’obbligo dei Paesi di bandiera a farsi carico dei migranti soccorsi.