Sono passati quasi 9 anni da quando Ciro Esposito, ferito da un colpo di pistola, crollò sull’asfalto mentre si dirigeva verso lo stadio Olimpico di Roma per seguire la partita del Napoli, la sua squadra del cuore, la sua passione. Era il 3 maggio del 2014 e la finale di Coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina diventò nuova occasione di scontri tra ultras napoletani e romanisti. Esposito fu ferito mortalmente dall’ultrà giallorosso Daniele De Santis a maggio 2014 a Tor di Quinto. A distanza di tanti anni da quel tragico episodio, la morte  del 26enne di Scampia sembra non aver insegnato nulla. Domenica scorsa, ancora violenza per la “maglia”, ancora violenza tra ultrà napoletani e romanisti. E, addirittura, in nome di Ciro. “Alla base di tutto c’è la morte di Ciro”, ha dichiarato un ultras azzurro a “Il Mattino“.

“A me non va giù che in nome di una vendetta, in nome di mio figlio Ciro, si sia dovuto assistere a quelle azioni di violenza”. Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito mortalmente dall’ultrà giallorosso Daniele De Santis a maggio 2014 a Tor di Quinto prima della finale di Coppa Italia Fiorentina- Napoli condanna senza appello quanto successo domenica pomeriggio all’autogrill Badia al Pino, tra Monte San Savino e Arezzo, dove si sono verificati gli scontri tra supporters del Napoli e della Roma che ha causato il blocco dell’autostrada A1 per ben 50 minuti. Nella serata di lunedì si è appresa la notizia che la Digos ha individuato 80 ultras del Napoli. La Procura di Arezzo ha aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio, attentato alla sicurezza dei trasporti e rissa aggravata.

Le motivazioni dello scontro e i precedenti

All’origine dei violenti tafferugli, ci sarebbe una presunta volontà dei tifosi della squadra azzurra di vendicare il tifoso Ciro Esposito, morto in ospedale dopo alcune settimane di agonia, aggredendo i romanisti consapevoli che potessero incrociarli in quell’area di servizio. Stando a quanto emerso successivamente, i gruppi di napoletani e romanisti si sarebbero dati proprio un appuntamento per scontrarsi a colpi di mazze e bombe carta. L’autogrill Badia al Pino è lo stesso dove l’11 novembre 2007 venne ucciso l’ultrà 26enne della Lazio Gabriele Sandri, colpito da un proiettile sparato dall’agente della Polizia Stradale Luigi Spaccarotella al culmine di alcuni tafferugli tra ultrà biancocelesti e della Juventus. Sandri era in auto con altri amici in direzione Milano per assistere a Inter-Lazio. Secondo la versione fornita poi dallo stesso agente della Stradale, Spaccarotella sarebbe sceso dall’auto di servizio esplodendo due proiettili con l’intento di fermare la Renault Megane su cui viaggiava Sandri perché a bordo c’erano dei rapinatori. Uno dei due colpi raggiunse “Gabbo’’ al collo, portando alla sua morte.

Le parole della Leardi

Vedendo le immagini degli scontri, afferma a Tell Antonella Leardi, “è riaffiorato il dolore per quanto successo a Ciro quasi 9 anni fa. Io non ho mai acconsentito ad atti di violenza in nome di mio figlio. Già al suo funerale chiesi che non si andasse in quella direzione”. Nonostante lo scoramento, la mamma di Ciro Esposito, 29enne di Scampia, il quartiere a Nord di Napoli dove ancora vivono i suoi genitori e i suoi fratelli, continua la sua battaglia, come dimostrano le varie iniziative dell’Associazione Ciro Vive. “Anche se non tutti hanno capito cosa abbia voluto dire dal 2014 ad oggi, c’è in me la voglia di continuare a insistere. Anzi: più succedono certe cose più c’è la voglia di andare avanti consapevole che per portare avanti il metodo educativo, e non quello punitivo, occorrono tempo e pazienza” sottolinea con fermezza Antonella, aggiungendo che per cambiare le cose “è importante cominciare dalle scuole calcio, magari insieme ai genitori. Molte volte sono proprio loro a istigare i figli a comportamenti violenti, già da piccoli. Il calcio deve essere uno sport per i bambini e l’agonismo deve essere vissuto in modo sano. Non è concepibile che per l’amore di una maglia possano esserci feriti e, come nel caso di mio figlio, dei morti”. Ma, in ogni caso, “penalizzare le squadre per me non ha senso, perché quanto successo non c’entra niente con il calcio”. Altro deterrente, per Antonella Leardi, potrebbe essere “prendere come riferimento l’Inghilterra dove dalla mattina alla sera è cambiato tutto. Purtroppo a me non piacciono questi mezzi, però se possono servire ad eliminare la violenza, allora che ben vengano”.

La condanna per De Santis

Per la morte di Ciro Esposito è stato condannato l’ultrà giallorosso Daniele De Santis, reo di aver esploso dei proiettili a Tor di Quinto nel maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli che portò al ferimento mortale del 29enne tifoso azzurro. De Santis, ferito a una gamba a causa di un’aggressione di alcuni tifosi azzurri che l’avevano individuato come il pistolero di quella tragica giornata, fu condannato in primo grado presso il Tribunale di Roma a 26 anni di reclusione, poi scesi a 16 anni in Appello, con la successiva conferma in Cassazione.

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