Quante Giovanna ci sono ancora in Italia? Quali sono i numeri che aiutano a comprendere l’entità della tossicodipendenza nel nostro Paese? Quanti sono i decessi fino ad oggi registrati per overdose? Per parlare di tossicodipendenza non possiamo esimerci dall’analisi dei dati. Nella sola città di Napoli, dal 1 gennaio al 18 febbraio 2023 nessuna morte per overdose e nessun ricovero. Dal 18 febbraio 2022 allo stesso periodo 2023 (quindi il calcolo è sui 12 mesi), i ricoveri per overdose di persone nel capoluogo campano registrati sono stati 6, senza alcun decesso. Dati incoraggianti perché in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Nel periodo 18 febbraio 2021- 18 febbraio 2022 (sempre sui 12 mesi) a Napoli i casi di overdose registrati sono stati 8, di cui 1 decesso. Quanto qui indicato si riferisce a quanto fornito dal sito GeOverdose.it del Gruppo di Interesse “Riduzione del Danno” che rimanda alla Società Italiana Tossicodipendenze (S.I.T.D.). La piattaforma, in tempo reale, aggiorna costantemente i numeri di overdose in tutte le città italiane al netto di quelle non rilevate chiaramente.
I dati italiani
Di certo a Napoli il problema droga esiste, come dimostrano i capannelli di persone che convivono con dipendenze – soprattutto da eroina – in piazza Garibaldi o nella vicina Porta Capuana, ma in altre città d’Italia il dato è anche peggiore.
Facciamo dei paragoni. Dal 1 gennaio al 18 febbraio 2023 GeOverdose.it ha registrato 2 casi di overdose a Milano, 2 a Bologna, 2 a Venezia, 1 a Trapani, Catania e Roma. Nel periodo 2021-2022 a Roma ci sono state 13 overdose con 3 morti. A Firenze 4 con decessi. A Pisa 5 con 2 decessi. A Bologna e Milano 6 overdose senza decessi e ben 18 a Venezia con 3 decessi. E ancora: 9 casi, di cui 2 a Cagliari, nella regione Sardegna con 1 decesso. A Trieste 2 overdose e un decesso, 3 morti sulla costa Adriatica con 10 casi in totale, 3 casi a Bari con un decesso e 2 a Lecce senza decessi. Altri 2 casi a Salerno. Nel periodo 18 febbraio 2022-18 febbraio 2023 il 50% di overdose è stato causato dall’eroina, 13% cocaina e un buon 30% non determinato. L’età media nazionale delle persone a cui è stata riscontrata l’overdose è di 39,9; 105 i maschi, 24 femmine e 29 stranieri.
Il raffronto con il 2022
Numeri pesanti per le stesse altre città italiane oltre Napoli anche nel periodo 18 febbraio 2021-18 febbraio 2022. A Roma, 15 overdose con 3 decessi. A Firenze 18 con 3 decessi. A Bologna 13 con 1 decessi. A Venezia 13 senza alcun decesso. A Milano 8 overdose e due decessi. In Sicilia 9 overdose con un 1 decesso a Trapani e 2 casi a Palermo e 3 casi senza decesso in Sardegna. L’età media si conferma di 39 anni; 21 le femmine, 148 gli uomini e 1 straniero. L’eroina ha inciso per 81 casi di overdose, 14 cocaina, 9 droghe e farmaci, 3 solo farmaci, 1 oppioidi sintetici, 5 farmaci e alcool. Per Napoli l’inversione di tendenza, in diminuzione, è evidente rispetto a un altro periodo preso in esame: l’anno 2017-2018. In quel lasso di tempo nel capoluogo campano ci sono stati 19 casi di overdose con 1 decesso. A Venezia 21 casi con 4 decessi. A Roma 9 e Milano 9 (1 decesso nella Capitale, 2 nella città meneghina). E ancora: 5 casi a Firenze con 2 decessi, 10 a Pisa con una morte e 20 sulla Costa Adriatica 4 dei quali a Bari con un decesso e 4 a Lecce (senza morti). Ancora una volta la maggior parte dei casi riguarda l’assunzione di eroina: 151 casi. Cocaina: 14 casi. Non determinata: 11 casi. Farmaci: 7 casi. Oppioidi sintetici: 1. I casi totali sono stati dunque 207 con un’età media inferiore rispetto agli anni successivi: da 39 circa a 37 anni.
Cosa dicono al Dipartimento dipendenze dell’Asl di Napoli
A fare un gran lavoro per cercare di contenere i numeri (almeno riferibili a quelli conosciuti) e tentare di intervenire nelle emergenze ci pensano alcune unità mobili e quelle di strada, che si riferiscono al Dipartimento dipendenze dell’Asl Napoli 1 Centro, in giro sull’intero territorio napoletano. A dirigerlo sino a poco tempo fa è stato il dottor Stefano Vecchio, attualmente presidente italiano del Forum Droghe che studia i fenomeni delle dipendenze nel nostro Paese in ogni caso rimasto anche ora che è in pensione il Dipartimento dipendenze dell’Azienda sanitaria locale. “A chi è in strada abbiamo sempre offerto siringhe pulite, preservativi, facendo capire anche a cosa si va incontro – afferma Vecchio – In più, offriamo anche la possibilità di farsi la doccia con il drop in, farsi una visita, mangiare un pasto caldo. È un lavoro difficile e costante ma ci siamo sempre impegnati per affrontare in modo ampio il tema delle droghe e delle dipendenze”.
Anche in questo caso ci vengono in aiuto dei numeri, forniti questa volta proprio dal Dipartimento dipendenze dell’Asl Napoli 1 Centro. Nel 2022 sono state rese 44740 siringhe monouso da 1 ml, 1667 da 5ml e 557 da 10 ml per un totale di 46948 siringhe. A essi si aggiungono: 10920 pasti, 7882 docce, 17071 fiale monouso di acqua distillata, 5934 preservativi e 331 dose di Narcan, un farmaco utilizzato per attenuare gli effetti degli oppioidi, soprattutto in caso di deficit respiratorio.
Come sono cambiati i modelli di consumo
“Negli anni – sottolinea il professor Stefano Vecchio – i modelli di consumo si sono differenziati. Da una parte si è diffuso un uso nei contesti di persone più socialmente integrate – feste, movida, piazze, rave – persone che rendono compatibile il loro percorso di vita con l’uso di sostanze, una cosa che prima non si pensava potesse accadere. Poi c’è l’area della marginalità, legata ad esempio a chi è immigrato ma che non si è integrato al meglio e anche agli italiani finiti in povertà a causa della crisi scoppiata nel 2008″. Dunque, secondo l’attuale presidente del Forum droghe d’Italia, “a seconda dei contesti cambia il modo di assumere sostanze e anche il significato che attribuiscono. La sostanza è la cosa meno importante per capire i rischi. Una persona che è in strada usa la droga per ridurre la sofferenza e il disagio, poi ci sono i giovani a cui alcune unità mobili (ad esempio a Napoli un lavoro egregio lo compie il team Hybrid che raggiunge i luoghi della movida cittadina, ndr.) si dedicano per informare al meglio sugli effetti che possono provocare le varie sostanze stupefacenti. Se diciamo a un giovane di non drogarsi, la risposta sarà una risata. Molto più efficace parlare di autocontrollo, di come regolarsi, di quando invece il consumo può far perdere il controllo o genera determinati stati d’animo”.
Non solo, ricorda sempre il professor Vecchio: “Con degli altri esperti facemmo un focus con dei consumatori di cannabis tra i 28 e i 30 anni. Li abbiamo coinvolti con l’intento di capire con l’idea poi di farli confrontare con i giovanissimi che magari stavano per la prima volta consumando droga leggera. In proposito, ci colpì quanto ci disse una testimonianza di un’insegnante di danza di Napoli: ‘Io quando insegno non uso sostanze, quando però faccio un mio corso di apprendimento, la assumo’. A differenza di quello che si dice sulla cannabis, puoi usare un dosaggio tale che può far diminuire la tensione”. Dunque, riflette il dottor Vecchio, “questo fa capire come sia importante fare informazione sul tema droghe. È qualcosa che riguarda anche come risponde il proprio corpo, bisogna discutere e fare dei veri approfondimenti sull’autocontrollo, sugli effetti”.
Le pene e le leggi in vigore
Stefano Vecchio fornisce anche un altro dato. “Ogni anno realizziamo un libro bianco con delle indagini e abbiamo rilevato come in tutta Italia ci sia un terzo dei detenuti che è rinchiuso per le leggi volte al contrasto degli stupefacenti. Al carcere Giuseppe Salvia di Poggioreale (emblema del sovraffollamento carcerario, ndr.) il padiglione Roma ne è pieno”. In proposito Il Forum droghe d’Italia si è soffermato sulla questione dell’efficacia delle pene per i comportamenti connessi all’uso delle droghe e sull’opportunità della legalizzazione della cannabis. “Noi pensiamo che l’orientamento della politica di creare un mondo senza droghe, puntando su un sistema legale che la combatta, dopo trent’anni non ha prodotto risultati – è perplesso Vecchio – Il mercato delle droghe è in aumento, le carceri si sono riempite in tutti in Paesi dove c’è questa politica proibizionista. Da questo punto di vista l’Italia è il Paese peggiore di tutti, l’Olanda invece l’ha applicato in modo più largo, la Spagna lo stesso”.
Nel nostro Paese sono state approvate leggi come la Iervolino-Vassalli e la Fini-Giovanardi che, in pratica, non fanno molta distinzione tra droga leggera e quella pesante. Va ricordato che nel 2014 la Corte Costituzionale ha bocciato la Fini-Giovanardi. In vigore c’è anche la legge numero 73 (detenzione di stupefacenti a fini di spaccio è un reato punito con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000). Tutte queste leggi, secondo i più critici – come poi confermano i dati enunciati dal dottor Vecchio – hanno contribuito al sovraffollamento delle carceri d’Italia. Sulle informazioni specifiche relative alla droga, anche a causa di tali norme, conclude il presidente del Forum Droghe “scatta un meccanismo di pregiudizio. Mentre la questione è più complessa”.